Straniera

A Bany Saleh, un villaggio a due ore dal Cairo, una ragazza senza velo e galabeya appare diversa.
Non sono abituati alla vista di un viso scoperto tra mille volti di donne nascosti.
Ciò che cattura la mia attenzione è lo stupore negli occhi dei cittadini incuriositi dalla mia presenza.
E’ un ribaltamento della prospettiva comunemente conosciuta.Il fotografo, testimone della realtà che lo circonda, diventa l’oggetto di un’indagine visiva. Non tanto per la presenza di una macchina fotografica, quanto per la naturale diversità rispetto alla loro normalità. L’ottica è capovolta. L’obbiettivo della macchina fotografica non pone l’individuo in uno stato di soggezione: sono io quella osservata, scrutata, “fotografata”.

Questo progetto diventa un diario di immagini senza inizio e senza fine, evocando la sensazione di essere lo straniero.
E lo spettatore diventa a sua volta lo straniero, parte attiva all’interno degli scatti poichè risulta essere l’oggetto di quegli sguardi sorpresi

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